Nel mentre le tristi vicende relative al coronavirus intasano tutti i principali mezzi di divulgazione di notizie di mezzo mondo, gli ambienti specialistici non si sono affatto dimenticati dei restanti problemi e conti in sospeso che il 2020 ha ereditato dall’anno prima.
I tanti Friday for future hanno lanciato un messaggio forte che nessuno ha dimenticato e che, non appena il coronavirus verrà debellato, ritorneranno con tutta la loro impellenza a occupare le pagine dei giornali.
L’ambiente costituisce, ogni minuto che passa, un problema sempre più impellente.
Il pianeta bisognoso: gli ultimi disastri
La serie di notizie sui disastrosi incendi in Australia, che hanno portato complessivamente alla distruzione di oltre 10 milioni di ettari di terreno, con oltre 1 miliardo di animali bruciati nei roghi e danni per l’ambiente incalcolabili, sembra essersi conclusa.
L’emergenza, infine, si è risolta, anche se l’Australia, adesso, è costretta ad una lenta fase di recupero: sebbene la sua economia, si dice, potrà ripartire a pieno ritmo in tempi anche brevi, tutto il resto, le sue foreste e le sue zone incontaminate, dovranno affrontare decenni e decenni prima di ristabilirsi.
Un’altra notizia sconvolgente, tuttavia, viene dall’Antartide: il rapido processo di scioglimento dei ghiacciai che ha interessato il continente, in parte facilitato dall’aumento delle temperature in seguito al disastro australiano e ai venti caldi che dall’isola si sono propagati nell’emisfero australe, infatti, ha portato le spiagge antartiche a concludere una stagione estiva completamente prive di ghiacci.
Si tratta di un evento mai capitato da quando se ne ha memoria, particolarmente grave se si considera che i principali processi che mantengono attiva la Corrente del Golfo avvengono nelle acque di quelle spiagge e hanno necessità di basse temperature per poter continuare a funzionare correttamente.
Non si tratta della trama di The Day After Tomorrow ma di una triste realtà che è necessario scongiurare.
Ridurre: la parola del futuro
La parola del futuro, pertanto, è “ridurre”.
Ridurre le emissioni, ridurre le materie inquinanti, ridurre i consumi e ridurre i rifiuti. In generale iniziare ad attuare quello che ormai tutti predicano da anni e anni ma non viene mai messo realmente in pratica: pensare l’essere umano in sintonia con il proprio ambiente.
I passi da intraprendere sono innumerevoli e impensabili per una singola persona, motivo per cui questi devono essere presi comunitariamente.
Un punto di partenza ne genera altri
Una delle armi migliori che l’uomo, nel corso della storia, ha dimostrato di possedere riguarda la sua capacità di adattarsi a vivere in società.
Questo non significa soltanto integrarsi all’interno di un gruppo e dare vita a un corpo sociale più o meno coeso, con una propria razionalità interna.
Questo significa la capacità, di un singolo esempio, di dar luogo ad una lunga catena di reazioni simili.
È a partire da questo presupposto fondamentale che uno dei passi fondamentali per il cambiamento è stato fatto proprio in un ambito relativamente impensabile: quello degli elettricisti.
Elettricisti per l’ambiente: fascette biodegradabili
È proprio a partire dalle piccole classi professionali, come quelle degli elettricisti, condannate alla permanenza nel limbo delle classi piccole classi sociali, incapaci di prendere parte alle grosse rivoluzioni industriali ed economiche e tuttavia loro motori principali.
L’impegno per l’ambiente, se riuscisse ad insediarsi anche in questa fascia del lavoro quotidiano, diverrebbe ben presto realtà comune.
Per questo motivo l’introduzione di fascette per elettricista biodegradabili come quelle in vendita su Rs Components, rappresenta “un piccolo passo per l’uomo ma un grande passo per l’umanità”, un singolo esempio in un corpo sociale adattivo che di fatto può farsi portavoce e promotore di un cambiamento indispensabile.
Un cambiamento che, di fatto, in grande scala può contribuire alla sopravvivenza del mondo come si è stati abituati a percepirlo e ricordarlo.