Nuovi aspetta della riforma previdenziali si stagliano all’orizzonte. Un aspetto da non sottovalutare è il prospettato taglio dell’1% per i redditi bassi.
Penalità contenute, nell’ordine dell’1% annuo, per i disoccupati di lunga durata, invalidi e per chi versa in condizione di bisogno economico. Lo promette il sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini oggi in una intervista raccolta dal Corriere della Sera in ordine al progetto di Riforma delle pensioni che il Governo presenterà ufficialmente a Settembre. La decurtazione sulla pensione per chi deciderà di uscire in anticipo è inevitabile, ricorda Nannicini, ma per i soggetti meritevoli di tutela sarà lo stato a farsi carico in gran parte dell’entità della penalità. “L’importante è prendere atto che la flessibilità in uscita non può essere gratis: a parte alcune proposte che avevano un rapporto disinvolto con il principio di realtà, quelle avanzate finora avevano tutte un costo fisso per ogni anno di anticipo. La nostra non fa eccezione, ma a differenze delle altre riusciremo a modulare questo costo con una detrazione fiscale che aiuta i soggetti meritevoli di tutela”.
La cornice generale dell’intervento resta confermata. Sconto di tre anni sulla pensione di vecchiaia con obbligo per il lavoratore di restituire il prestito mediante un prelievo ventennale sulla rata di pensione graduato in funzione del reddito pensionistico. Nei confronti dei soggetti più deboli Nannicini garantisce però una penalità molto favorevole, nell’ordine dell’1% l’anno, “quasi zero” attuata mediante specifiche detrazioni fiscali ancora da studiare. A beneficiare della decurtazione ridotta saranno in particolare i lavoratori che hanno esaurito la durata degli ammortizzatori sociali, Naspi e mobilità continuando a versare in stato di disoccupazione. Ma non solo. Nannicini apre anche ad altre situazioni particolari come gli invalidi e a chi versa in condizioni di bisogno economico (da accertare probabilmente sulla base dell’Isee).
Per queste fasce di soggetti anticipare l’uscita di tre anni costerà, in sostanza, sino al 3% dell’assegno pieno. Un progetto che, se confermato, sarebbe persino più favorevole rispetto al disegno di legge Damiano (che reca un taglio del 2% per ogni anno di anticipo). E le agevolazioni potrebbero estendersi anche a chi effettua lavori usuranti o ai caregiver, cioè coloro che assistono familiari in condizione di grave disabilità. L’APE sarà strumento molto versatile dice il Sottosegretario: “Credo sarà utilizzato soprattutto dalle fasce deboli. Specie se la penalità massima dovesse essere non piccola”. Per chi lavora la rata di restituzione del prestito sarà più elevata, potendo raggiungere anche il 15% del valore dell’assegno in tre anni. Ma sulle cifre Nannicini resta cauto: “È presto per dirlo. Prima dobbiamo creare questo strumento. Che, voglio dirlo, non è un mutuo perché non rischi niente, né rischiano i tuoi eredi, non vai in banca ma all’Inps”.